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In una manovra da 30 miliardi, solo 100 milioni per i 3 milioni di anziani non autosufficienti

Nel Piano PNRR (PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA) specifiche linee d’intervento sono state previste per le persone con disabilità e per gli anziani a partire dai non autosufficienti per un totale di 11.7 miliardi di euro.

Mentre la Riforma sulla disabilità è partita immediatamente con la legge delega n. 227 di dicembre 2021 finalizzata ad una nuova Legge quadro per le disabilità che riordini le politiche di sostegno alla disabilità previste dal PNRR, per gli anziani non autosufficienti si è deciso di rimandare questa riforma tra il 2023 e 2024 e quindi nessuna delega è stata ancora data al Governo per la riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti.  

Ma è giusto rimandare al 2024 la riforma in un Paese con 2,9 milioni di persone anziane non autosufficienti, persone per lo più a carico alle famiglie, per le quali è urgente limitarne il declino funzionale e garantirne il prima possibile una migliore qualità della vita?  

I dati del Ministero della Salute sono chiari: malgrado il Paese si stia invecchiando sempre più,  l’offerta di Assistenza Domiciliare Integrata (Adi) per gli anziani non autosufficienti, da anni pressoché invariata per numero di assistiti e giornate di presa in carico, è – come prevedibile – persino peggiorata durate la pandemia: nel 2020, solo 385 mila anziani hanno ricevuto assistenza domiciliare (il 2,7 per cento del totale), e, come spesso accade, in maniera tutt’altro che omogenea, con Regioni in grado di garantire cure domiciliari solo al 4,5 per cento degli anziani e altre che stentano a raggiungere tassi di copertura dell’1 per cento, in molti casi offrendo prestazioni a basso livello di intensità assistenziale e a carattere episodico, e obbligando i pazienti a dialogare con una molteplicità di interlocutori differenti sul territorio, in assenza di servizi di prossimità, tele assistenza e telemedicina.

Serve un rapido passaggio culturale e un salto organizzativo nella direzione di uniformare i servizi, gli standard di valutazione del bisogno, per permettere il migliore sostegno clinico e domiciliare, affiancati dalla più moderna tecnologia. In sostanza, per curare a lungo gli anziani sempre più numerosi (e sempre più anziani), è indispensabile puntare sull’home care, sul sostegno economico e sociale e del suo caregivers, sull’assistenza domiciliare, sulla formazione del personale anche sulle nuove tecnologie, sulla presenza di Centri diurni per la fragilità e per la demenza/altzheimer ed una continua ed attenta valutazione dei bisogni multidimensionali. Limitare le ospedalizzazioni attraverso le strutture e i percorrsi di prossimità con interventi sul paziente a domicilio, in stretta e continua collaborazione tra medico di medicina generale, infermiere, terapista della riabilitazione Serve un disegno organico, percorsi diagnostici e terapeutici legati alla cronicità per generare assistenza di qualità per i nostri anziani, continuità territoriale ed efficienza nella presa i carico.

Servizi costruiti per un welfare il più possibile uniforme ed omogeneo a livello territoriale, che abbatta le pesanti disuguaglianze fra nord e sud, dove sia dovunque garantito il diritto al un livello essenziale di prestazioni socio-assistenziali (LIVEAS) e socio-sanitarie (LEA).

In attesa dei Fondi del PNRR occorre imprimere una forte accelerazione nel sostenere gli anziani non autosufficienti, un’accelerazione che nemmeno la Legge di Bilancio 2022 è riuscita a realizzare stanziando solo 115 milioni di euro per costruire un rafforzamento stabile dei servizi di assistenza domiciliare erogati dai Comuni agli anziani non autosufficienti. Troppo poco secondo le organizzazioni del settore che avevano richiesto almeno 300 milioni, 200 in più rispetto alla prima bozza del provvedimento. Un emendamento alla Manovra ne ha aggiunti solo 15 ai 100 già previsti. In pratica si tratta di appena 39 euro e 65 centesimi per ciascuno dei 2,9 milioni di anziani non autosufficienti che attualmente vivono nel nostro Paese. Appena lo 0,38% dei circa 30 miliardi stanziati dalla Legge di Bilancio. 115 milioni di euro stanziati nella Manovra sono ben lontani dai 300 chiesti dalle organizzazioni del settore per un nuovo welfare sulla non autosufficienza. La domiciliarità deve partire subito, prima della riforma del PNRR, non si può più aspettare,. Occorre una discontinuità col passato, un modello di welfare che non permetta più di  “perdere di vista” tanti anziani disabili gravi abbandonati, che non permetta disparità di trattamento e diritti “dimenticati”  con Regioni in ordine sparso, casi paradossali, fondi carenti. È l’ora di cambiare.

Fonte: Rete SupeRare 6 febbraio 2022

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